Sono tornato a Case Sottane in occasione della Festa di Porcigatone che ha coinciso con l’inaugurazione di 3 nuovi edifici. Di seguito il mio saluto:
Sono molto felice ogni volta che vengo a Case Sottane. E oggi festeggiamo un’altra tappa importante di questo progetto di recupero che è nato come un sogno e ora è una straordinaria realtà. In questa iniziativa io sono stato coinvolto fin dai primi passi, alcuni anni fa durante l’impegno in consiglio comunale. Posso quindi testimoniare la passione contagiosa che ha suscitato il progetto “Case Sottane”, con tutti, ogni volta che se ne parlava.
Quali erano le ragioni di tanto entusiasmo intorno a un’impresa che doveva superare comunque le sue belle difficoltà per essere compiuta?
Case Sottane aveva tutti gli ingredienti di una bella favola: la magìa di un borgo rurale di montagna abbandonato, il fascino e la rinascita della pietra antica, una nuova alleanza tra la terra e gli uomini, i temi della solidarietà e dell’accoglienza, della sostenibilità ambientale e sociale. Tutti questi elementi non erano lì per caso. Ogni mattoncino di questo progetto ha un “padre”. E in questo caso i genitori che hanno messo tutta la loro sapienza ed energia per costruire l’architettura solida di un’idea hanno un nome e un volto.
Sono Giovanni Codeluppi, Albino Ganapini e Gabriele Ferrari.
A loro va il merito di aver creduto fortemente in questa iniziativa e di aver scelto la strada del coinvolgimento di una comunità. Una caparbietà contagiosa, trascinante, che ha ridato la vita a questa frazione. Case Sottane è la dimostrazione che i progetti si fortificano nel tempo se le persone ci credono e condividono la strada con gli altri.La Regione ci ha messo del suo, con il finanziamento del fondo rurale, ma anche il territorio, le altre istituzioni, i cittadini, le aziende, le associazioni e le imprese locali, gli artigiani. Il percorso e il progetto sono diventati oggi un modello di rigenerazione per il nostro Appennino e un esempio anche per la città. Il contesto ambientale, umano, relazionale della montagna è un laboratorio privilegiato per sviluppare relazioni positive e i risultati si toccano con mano. Penso a Case Sottane, ma penso anche alle comunità educanti che si incontrano nelle piccole scuole, alla vita associativa così ricca.
Vorrei in questo contesto dedicare un ricordo e un pensiero a un’altra figura che qui ha lasciato il segno e un’impronta profonda: Giorgio Delsante che attraverso la Fondazione Munus ha raccolto i fondi delle donazioni e ha contribuito a dare sostanza al sogno e il bel finale alla favola.