Riprese, interviste, incontri, molti minuti di girato: la troupe bolognese, impegnata nella realizzazione del film documentario Arandora Star-2 luglio 1940 è rientrata dalla Scozia, portando un bagaglio di materiali ed emozioni.
«Abbiamo aggiunto dei tasselli importanti per completare la scrittura drammaturgica, che si muoverà tra la narrazione del presente e il racconto ispirato ai fatti di quel lontano 1940» anticipa il regista Danilo Caracciolo, che ha affrontato la trasferta insieme alla produttrice Giusi Santoro (POPCult), allo storico Davide Musumeci e al direttore della fotografia George Adrian Chiric. «A Glasgow e nelle isole Ebridi – continua Caracciolo – abbiamo guardato con i nostri occhi i luoghi che fecero da scenario alla vicenda dell’Arandora Star, riportando oltre a tante informazioni un carico di stupore e commozione».
Dal buio in cui è rimasta a lungo, la storia dell’Arandora Star si è guadagnata una centralità nella ricerca e nell’attenzione ben oltre i nostri territori. Sono felice di essere coinvolto in questo progetto insieme a tanti amici che negli anni hanno voluto tenere accesa la luce della memoria»
Giuseppe Conti Responsabile Comitato Pro Vittime Arandora Star di Bardi ha aggiunto: «La realizzazione del docufilm è un altro passo avanti molto importante nella ricerca della verità, nel voler portare alla luce uno dei più drammatici episodi della nostra emigrazione, (il più grave come numero di vittime complessive). Questo filmato sarà molto importante anche per il lavoro che da tempo abbiamo intrapreso per far conoscere alle scuole, ai figli del XXI secolo la memoria di una parte poco conosciuta e studiata della nostra storia».
Quella dell’Arandora Star è una storia di guerra, di memoria, di emigrazione, di comunità ferite. Era il 2 luglio del 1940, quando la nave Arandora Star che imbarcava molti internati civili, tedeschi e italiani, avviati alla deportazione in Canada, venne intercettata nell’Atlantico al largo della Gran Bretagna da un sommergibile della Marina tedesca e colpita con un siluro. A bordo si trovavano oltre 400 italiani, un centinaio provenienti dalla provincia di Parma, di cui 48 capifamiglia originari di Bardi. In questo paesino della Valle del Ceno, che ai morti dell’Arandora Star ha dedicato un memoriale, il 2 luglio di quest’anno, nella Giornata che la Regione ha voluto dedicare all’emigrazione degli emiliano romagnoli nel mondo, sono iniziate le riprese per lo sviluppo del docufilm. La ricerca è proseguita al Memorial Garden di Glasgow, realizzato nel 2011 dove la troupe ha incontrato il console italiano e raccolto le testimonianze di Ralph Gonnella e di altri parenti delle vittime, che conservano vivo il ricordo degli scomparsi, alimentato nel tempo da nonni e genitori che mai hanno dimenticato la tragedia.
La troupe bolognese ha proseguito i sopralluoghi dirigendosi a Colonsay, nelle Ebridi del nord dove furono ritrovati i corpi di alcune vittime, raccolti e sepolti dai locali e poi ancora sulla spiaggia di Knockvologan nell’isola di Mull, dove, dalla sabbia, riaffiorano i resti di una scialuppa di salvataggio. «Sono luoghi dove abbiamo trovato elementi tangibili del ricordo, ambienti che dal punto di vista naturalistico sono rimasti come 80 anni fa e che ci hanno quindi restituito suggestioni importanti per la scrittura del docufilm – continua il regista Danilo Caracciolo – L’emozione è stata molta quando abbiamo intervistato Kevin Byrne, uno degli storici cultori della memoria, che ci ha portati sul luogo dove è stato ritrovato il corpo del borgotarese Del Grosso, una delle poche vittime riconosciute. In questo luogo, che abbiamo raggiunto dopo un’ora di cammino sotto la pioggia, è stata deposta una targa e lì, immersi nel paesaggio scozzese, da quelle scogliere, è stato più facile immaginare il contesto e cogliere l’intensità emotiva che contraddistingue questa storia».
Il prossimo passo per il team di POPCult sarà quello di terminare la scrittura del trattamento, montare un trailer con i materiali raccolti e procedere nella ricerca di finanziamenti, nella speranza di riuscire a partire con la produzione già nella prossima primavera.